Pur avendolo acquistato un numero incredibile di anni fa ad una iniziativa di Emergency (Ridotto del Teatro Comunale a L’Aquila, prima del terremoto, Con Gino Strada e Vauro… almeno 3 vite fa). L’ho sempre amorevolmente traslocato da una casa all’altra con l’intento di leggerlo quanto prima, non facendolo poi mai davvero. Forse è stato meglio così: la contingenza storica attuale lo ha reso infatti una lettura fondamentale. In questo periodo, in cui è diventato di nuovo necessario essere pro o contro chi la guerra la fa, è fondamentale ricordare che il nemico è la guerra stessa.
Lettura rapida e scorrevole, stile scarno, contenuti chiari: decisamente Gino Strada, come suo solito, non le manda a dire. Il libro in realtà è un collage di tantissime piccole esperienze, tutte diverse nella loro incredibile somiglianza. Unire i puntini non è difficile, se si eliminano i fronzoli ideologici e le bandiere che garriscono al vento: a soffrire, a morire, sono i più deboli, sono proprio quei bambini per colpire i quali l’industria delle armi ha progettato e costruito sia bombe a misura di mani di bambino, colorate ed invitanti, che mine concepite per dilaniare chiunque intenda continuare a correre, giocare e vivere in territori che di diverso da quelli che abitiamo noi hanno solo l’incredibile fortuna di non essere teatro di una inutile, maledettissima guerra.