La recensione odierna nasce da una fortunata serie di coincidenze:
- il libro, o meglio gli eventi descritti, avvengono… oggi. Finiscono il giorno che l’ho (iniziato e) finito. Piccoli allineamenti planetari che mi mettono di buonumore.
- questo libro aspettava proprio me nel punto BookCrossing del Temple a Sassuolo.
- il protagonista è uno spalatore di nuvole (in realtà io le osservo, ma proverò ad aggiungere al repertorio)
Come i fan della Vargas sapranno già meglio di me, neofita assoluta, il commissario Adamsberg non ha un modo di procedere granché ortodosso, ed altrettanto poco ortodosso è il mondo che solca a grandi, riflessive falcate. Capita di incontrare un padre scultore di tappi e lattine con un solo figlio e quattro fratelli, eppure tutti egualmente figli suoi. O una gallina nana col gusto dell’avventura. E le faccende finiranno ben presto di tingersi di sangue e mistero. Tratto disturbante ed avvolgente al tempo stesso, avvicina e distanzia, sottintende più che descrivere. In un modo tutto suo, si muove assieme al lettore.
Davvero interessante la capacità di interagire con un immaginario complesso eppure così fresco, in una banlieue che né costringe né indica, ma semplicemente fa da guscio ad una storia che altrove non avrebbe senso alcuno. Nel male, ma soprattutto nel bene: la bellezza può spuntare dappertutto, e scintillare di lattine. E la poesia risuonerà sempre più a lungo di ogni logica.
I Quattro fiumi, Fred Vargas, illustrato da Baudoin. Einaudi editore